Nel corso dello sviluppo del nostro bambino, molti sono i problemi e gli aspetti ai quali dobbiamo prestare attenzione per assicurarci che la sua crescita si svolga nella maniera migliore: fra questi, sicuramente non deve essere dimenticata la disgrafia, che potrebbe essere legata sia a un’incompleta lateralizzazione che a un quadro più generale di disprassia. Se ne vogliamo dare una definizione, possiamo dire che la disgrafia è un disturbo specifico che consiste nella difficoltà a riprodurre in maniera corretta i soli segni numerici e alfabetici, e che emerge solitamente intorno agli otto anni, o se preferiamo più o meno a metà del corso di studi elementare.
Va infatti chiarito che le difficoltà precedenti a tale età solo di rado sono configurabili come sintomi legati ad una disgrafia. Nei primi due anni delle scuole elementari, infatti, il bambino sta di solito apprendendo come tracciare i segni alfanumerici, e quindi le difficoltà che può riscontrare in tale fase sono più correttamente da imputare alla normale complessità dell’apprendimento, piuttosto che ad un disturbo disgrafico. È solo verso quest’età, infatti, che il gesto dello scrivere è sufficientemente allenato da diventare spontaneo, e che quindi può emergere la difficoltà legata alla disgrafia. Il problema si manifesta con una scorretta impugnatura della penna, con la faticosa gestione dello spazio a disposizione (quindi con la difficoltà a rispettare i margini, a seguire le righe senza salire o scendere, e a lasciare i giusti spazi fra le lettere e le parole)e con evidenti tensioni o rilassamenti muscolari eccessivi, che si manifestano con una pressione sul foglio ora esagerata, ora del tutto insufficiente. Possono inoltre comparire inversioni del gesto, sia a livello di grafema che di intera direzione della scrittura.
Come può dunque configurarsi una terapia grafomotoria che vada a risolvere il problema? Solitamente, si organizza l’intervento su due itinerari distinti ma paralleli, l’uno relativo alle competenze basilari, e l’altro legato in maniera più puntuale alla scrittura stessa. Entrambi consistono di attività che hanno i connotati sia dell’esercizio che del gioco, orientati sull’ottenimento rapido dei primi successi così da gratificare e motivare il bambino alla continuazione del percorso terapeutico. Per quanto riguarda il primo itinerario, quindi, si lavorerà su competenze come la percezione, il ritmo, l’equilibrio, e la coordinazione visivo-motoria; sul piano più strettamente legato alla scrittura, invece, si opererà in maniera specifica sull’impostazione dei grafemi, sia nello stampato maiuscolo che nel corsivo, in modo da condurre a migliori competenze nella comunicazione scritta.